6500 Bellinzona – 6716 Acquarossa
Il Cantone Ticino si trova nella necessità di fornire a brevissimo termine delle strutture supplementari per la ginnastica per le scuole medie e medio-superiori. Quale soluzione transitoria, in accompagnamento alla pianificazione e alla realizzazione di entità definitive, viene proposta la progettazione di una palestra con vocazione di appoggio alle strutture esistenti. Questi edifici dovranno presentare dei costi contenuti, comporsi di elementi facilmente trasportabili e stoccabili, poter essere smontati e rimontati completamente e presentarsi identici gli uni agli altri (e quindi riproducibili) ma in grado di adattarsi a situazioni differenziate in termini di orientamento e di situazione. Partendo da queste peculiarità il progetto si sviluppa attorno ai concetti di complementarietà e provvisorietà, quali aspetti “virtuosi”. L’accento è posto sulla qualità degli spazi eliminando, dove possibile, elementi costruttivi ed attrezzature non indispensabili.
L’edificio evoca il tema del padiglione ponendosi in corrispondenza dello storico punto d’accesso ad uno dei vecchi poderi caratterizzanti il paesaggio a nord di Biasca fino alla prima metà del secolo scorso, assurto a parco con la costruzione, nel 1954, della sua “villa” su progetto dall’architetto Franco Ponti. Il programma bipartito (abitazione e studio medico-terapeutico) si esprime nella sezione trasversale del progetto che mette in opera due fronti completamente vetrati sormontati da una travatura a sbalzo in legno, ancorata a sua volta alle cinque lame centrali in calcestruzzo. Il progetto è stato coscientemente elaborato quale inversione del tema dell’edifico a corte, evocato inizialmente quale tipologia possibile, mediante la messa in opera di una copertura parziale a beneficio di due lucernari longitudinali che prolungano lo spazio esterno fino al nucleo centrale dell’edificio nel quale trovano posto i servizi. La posizione discosta, a ridosso del muro di cinta, gerarchizza e caratterizza gli spazi esterni in funzione delle attività.
Il progetto nasce dalla precisa volontà di partecipare, beneficiandone, alla riorganizzazione del nucleo di paese, percepito quale entità abitativa virtuosa, le cui specificità di messa in relazione e ottimizzazione delle risorse offrono in special modo nel contesto storico attuale altrettante opportunità. Il nuovo edificio completa il fronte di via Interna e ne rinforza, in partenza da via Cantone, la sua importanza nel contesto del paese, completandone la costruzione, caratterizzata da fronti chiusi abbinati a slarghi, scorci, piazzette e facendone partecipare lo spazio di corte esistente verso sud. Il nuovo volume occupa una fascia di 6.2 m a confine e si eleva su quattro piani ospitando due distinte abitazioni le quali beneficiano dell’ampio spazio libero risultante. I materiali messi in opera internamente ed esternamente sono di natura grezza, esplicitano il rapporto con il contesto e ne affermano la loro appartenenza.
L’ex edificio scolastico viene ristrutturato e innalzato di due piani sfruttando, adattandole, le sue qualità intrinseche e rispettando la sua dimensione planimetrica con l’intento principale di costituire un nuovo “gruppo urbano”, di valenza pubblica, con il pretorio e la chiesa, collegandolo con la strada e i percorsi pedonali esistenti. Al nuovo edificio viene abbinata una piazza-terrazza, edificata in relazione alla facciata sud e in continuazione dell’attuale zoccolo in pietra quale spazio esterno rappresentativo. Il volume è interessato da tre variazioni maggiori, corrispondenti ad altrettanti elementi principali del programma che sono in questo modo segnalati e messi in evidenza. Questi interventi amplificano i temi già presenti nell’edificio originale (in particolare il lavoro sugli angoli) e sono messi in relazione all’entrata principale, abbinata alla sopraelevazione della sala del consiglio comunale e all’entrata secondaria.
La città di Bellinzona intende dotarsi di una nuova struttura ricettiva permanente al Parco Urbano a completamento della prevista realizzazione di percorsi e arredo. La nuova struttura, di dimensioni contenute con funzione di bar con ristorazione, dovrà essere in grado di accogliere i visitatori del parco e fungere da punto di ristoro per nuovi fruitori (scuole, campi sportivi, Istituto IRB, ecc..). L’edificio fa riferimento alle strutture di svago che caratterizzano frequentemente gli spazi verdi di zone cittadine, spesso decentrati o posti nelle immediate vicinanze di percorsi pedonali e ciclabili ben frequentati. Strutture per gli esercizi fisici, di ristoro o per il gioco che presentano generalmente un carattere “tecnico” e sono spesso edificate in acciaio. Le ampie porzioni vetrate dell’edificio e la sua terrazza permettono di beneficiare direttamente della qualità dello spazio verde alberato inserendovisi e aprendovisi generosamente: viene in questo modo messo in evidenza lo spazio fluido e continuo tra le superfici interne ed esterne del ristorante attorno ai tre blocchi contenenti i servizi. Dal punto di vista strutturale ogni elemento è indipendente e l’edificio si presta quindi all’eventuale futura aggiunta di elementi (non bastasse quanto realizzato in un primo tempo).
Il progetto di risanamento dell’edificio sito sul mappale 4079 di proprietà dell’Istituto di previdenza del Cantone Ticino diventa l’occasione per definire le modalità di un futuro completamento dell’indice di sfruttamento e di una differenziazione tipologica e qualitativa delle unità abitative. Quasi dieci anni più tardi viene confermata l’edificazione di un nuovo volume abitativo indipendente dal primo il quale offre l’opportunità di procedere ad una riorganizzazione del lato ovest del terreno, caratterizzato dalla contiguità con il percorso ciclopedonale di Via Federico Ghisletta. La decisione di prevedere tutti i posti auto in un’autorimessa interrata permette di inserire il nuovo edificio in un’ampia area verde dalla quale il nuovo volume, edificato in legno, si eleva di circa un metro, sfruttando l’altezza massima concessa e liberando idealmente i suoi sei lati verso gli spazi esterni di fruizione comune e pubblica con i quali dialoga.
Il territorio della campagna di Aquila si è trasformato progressivamente negli ultimi decenni sulla base di una parcellazione regolare, costituendo un tessuto a bassa densità che ha man mano inglobato tutti gli edifici rurali preesistenti. L’analisi del contesto permette di definirne le regole, e di identificare un’interessante opportunità nella presenza di ampie fasce trasversali libere da costruzioni che permettono di percorrere idealmente l’intera larghezza del fondovalle. La tipologia e l’impiantazione del nuovo edificio abitativo rispondono a questo punto alle necessità della committenza sulla base di queste regole, imposte nel corso di un’intensa fase di progettazione preliminare attraverso non meno di tre negoziazioni e rielaborazioni di altrettanti aspetti normativi contrastanti.
La ristrutturazione dell’abitazione di antiche origini posta all’entrata Ovest del nucleo di paese di Ravecchia deve confrontarsi con le sue successive trasformazioni, le quali ne hanno compromesso la tipologia e le proporzioni originali. Il progetto si propone di ridisegnare e riqualificare il prospetto principale e permettere quindi all’edificio di relazionarsi adeguatamente al contesto mediante la messa in opera di una nuova struttura di terrazze-ballatoio in legno, estesa all’insieme della superficie della facciata principale, ridisegnandone zoccolo, corpo principale e coronamento mediante il rilavoro dell’elemento di gronda.
La particolare conformazione del contesto naturale e del fondo a disposizione permettono di operare uno stacco dal paesaggio costruito sottostante, caratterizzato da un suolo quasi completamente pavimentato, verso l’edificazione di un nuovo volume abitativo che si ponga in relazione stretta con le rocce retrostanti e la contigua area boschiva. Il tema di progetto impone l’edificazione del volume abitativo staccato dall’autorimessa e viene esplicitato attraverso il camminamento pedonale che li collega. Da lassù i quattro livelli della casa beneficiano di aperture e spazi esterni pensati quali interpenetrazioni con il paesaggio circostante.
La decisione di demolire l’edificio esistente porta alla ricerca di una nuova forma che sia in grado di rispondere adeguatamente alla situazione attuale dell’imbocco Ovest del nucleo di Iragna. La conformazione attuale è infatti frutto di altre demolizioni, avvenute nel corso del secolo scorso le quali hanno determinato l’ampio piazzale verso montagna sul quale si affaccia il nuovo edificio. La realizzazione del progetto di rifacimento delle sottostrutture e della pavimentazione da parte del Municipio permette, in coordinamento con le autorità, di definire e rafforzare il nuovo limite del nucleo di paese attraverso la realizzazione di un volume sviluppato su tre piani.
Il solaio dell’antico edificio è interamente ristrutturato a beneficio di un nuovo mini-appartamento indipendente. Lo spazio unitario esistente, caratterizzato dalla struttura grezza in pietra e legno, viene occupato da un elemento centrale di servizi che struttura e articola gli elementi del programma ancorandosi verso l’esterno attraverso i due volumi di lucernario e di entrata aventi l’indubbio merito di diventare ipso facto parte dell’immaginario collettivo del paese.
Così (come nel titolo) e non Canepa, come dovrebbe, scrive un operaio amante dell’enigmistica: e fa pensare ai campi. E proprio quale preservazione dell’ultimo campo agricolo si voleva appunto questo progetto che prevede l’occupazione di una porzione minima del terreno verso Nord e l’“infilatura” sottoterra della superficie pavimentata e di entrata nel piano inferiore dell’edificio. Questo si sviluppa successivamente verticalmente con una struttura in legno, generosamente aperta verso il territorio.
L’intervento di risanamento delle superfici esterne di Palazzo Rondi a Bellinzona si esplicita su via Codeborgo e Piazzetta Gabutti attraverso il lavoro di analisi, recupero e rielaborazione specialistica dei principali temi decorativi e compositivi presenti (e sovrapposti negli anni) determinandone una nuova veste che possa essere percepita come equilibrata e coerente. Lo spazio di corte interna, non meno caratterizzato da successive trasformazioni, subisce invece un intervento di pulizia e completamento dei suoi elementi compositivi sviluppando e reinterpretando i temi e i materiali esistenti in chiave contemporanea.
Le cinque sezioni della scuola dell’infanzia sono organizzate in un unico volume articolato all’edificio scolastico esistente mediante una nuova superficie coperta esterna che ne collega e distribuisce gli accesi. Il nuovo edificio si inserisce lungo il limite nord-ovest della parcella 809 definendo un nuovo viale pedonale-ciclabile che collega la stazione ferroviaria con gli accesi al lago. Il posizionamento lungo il limite parcellare termina di fatto il tessuto edificato tra la ferrovia e la semi-autostrada e delimita una grande superficie di parco a Sud, accessibile attraverso il porticato. Esprimendo un’architettura contemporanea ed evitando il mimetismo, la nuova scuola dell’infanzia riconosce la qualità dell’esistente e ne sottolinea e continua i principi organizzativi e formali.
L’intervento di ristrutturazione completa operato sull’edificio denominato “Stabile Quinta” a Biasca, costruito all’inizio degli anni 1970 ha fornito l’opportunità di procedere con una pulizia della struttura esistente e con una reinterpretazione contemporanea delle sue migliori attitudini.
Piace pensare che questo progetto si sia imposto attorno alla fragile struttura del tetto come una fioritura su tutto il territorio circostante: quattro nuovi lucernari offrono altrettanti spazi di vita verso i quattro punti cardinali interrompendo la bassa linea di gronda ed elevandola al di sopra delle nuove aperture.
La posizione centrale rispetto al fondovalle e l’avanzarsi nel tratto compreso tra Bignasco stesso e Cevio, baricentro delle quattro valli poste a X, offre una corona ininterrotta di montagne di fronte alla quale il Nuovo Centro ricreativo-turistico si erge quale struttura riconoscibile e di richiamo. La Via Centro Sportivo si pone quale contenimento all’edificazione sparsa a nord, delimita l’ampio spazio verde chiuso verso sud dal Ri Grande, tra la Cascata e la sua foce, e funge da direttrice lungo la quale viene ricostituita la pendenza naturale del cono di deiezione: affiancandovisi il nuovo Centro afferma il suo carattere pubblico e aggregativo e materializza la fuga prospettica verso la cascata.
Il mandato dell’Ufficio Beni Culturali del Cantone Ticino ci ha concesso il privilegio di poter percorrere in modo capillare il territorio e poter scoprire e ammirare, troppo spesso per l’ultima volta, un buon numero di edifici antecedenti il 1850, tutti accomunati da una fragorosa quanto fragile giustezza.
“Anche le case di Alteniga portano spesso pitture popolaresche; e compongono un insieme pieno di squallida grandezza: una, spaccata da nere crepe, con le scure occhiaie delle finestre altissime, sta sulla piazzetta in mezzo alla frazione con l’aria d’un fondale da tragedia rusticana. È straordinario il contrasto che quelle case fanno con la gran chiesa costruita nell’ultimo quarto del settecento: la quale, se esternamente non offre nessun pregio particolare, dentro è di aristocratica eleganza (…).” P. Bianconi. Arte in Val Blenio, IET, Bellinzona, 1944.
La parcella si situa sopra il fondovalle, nella zona dei nuclei sopraelevati, caratterizzata da gruppi di agglomerazioni a carattere misto, distribuiti lungo la strada. Il territorio è oggi prettamente abitativo e per il resto a fondo boschivo e a coltivazione della vigna, sfruttando la buona esposizione al sole. Per il progetto di casa in oggetto si ritiene opportuna una demolizione quasi totale dell’esistente proponendo una ricostruzione che mantenga le caratteristiche e le qualità originarie. Si è contenuta l’espansione planimetrica del nuovo edificio, risparmiando l’area verde della parcella. L’obbligo di costruzione sulle basi della preesistenza pone la casa in posizione dominante, sul promontorio a lato del vecchio nucleo e della vigna retrostante godendo di un’ampia visuale sulla valle e destinandola nel contempo ad essere vista.
Si è proceduto all’ampliamento e alla sopraelevazione dell’abitazione esistente quale tassello del fronte contiguo della “Rivetta” a Gorduno, considerando i suoi 100 m di lunghezza. Il nuovo edificio, organizzato su cinque livelli, vuole interpretare e sottolineare in modo attivo la sezione del luogo, collegando la strada sottostante con il vicolo d’accesso posteriore, attraverso i giardini in terrazza ed il susseguirsi esterno ed interno degli elementi di scala.
Il nuovo edificio genera una piattaforma ordinatrice che raggruppa gli edifici esistenti lungo il suo perimetro. La forma regolare ottenuta si presenta come una zattera immersa nel verde, costeggiando l’allungato spazio golenale lungo il quale è posto il nuovo edificio, progettato con pianta traversante sull’asse est-ovest.
La costruzione del nuovo edificio offre l’opportunità di definire gli accessi ed il funzionamento del terreno messo a disposizione, caratterizzato da una pendenza regolare, sviluppata in lunghezza lungo l’asse est-ovest, all’interno di un quartiere edificato a bassa densità. Il volume compatto è posato lungo il muro della nuova strada d’accesso alla parte bassa del fondo, generando spazi di giardino differenziati.